di Paulette Ievoli
NAPOLI| Rappresentanti di Cooperative, Associazioni, Case famiglia, stanno, da una settimana, presidiando in modo permanente, le zone adiacenti il Comune di Napoli per protestare contro il mancato pagamento della pubblica Amministrazione, che è in debito di 30-36 milioni.
Gli operatori del settore sociale, in queste condizioni, non possono lavorare, condurre Case-famiglia, e comunità che ospitano le fasce più deboli della popolazione, infatti tante Case famiglia hanno chiuso per mancanza di fondi. Gli operatori che lavorano in questo settore, lo fanno no profit, quindi i soldi di cui avrebbero bisogno, servirebbero solo a mandare avanti queste organizzazioni sociali, giusto per affrontare le spese indispensabili. Senza soldi queste Associazioni sarebbero costrette a chiudere e a lasciare abbandonata tutta la gente svantaggiata che usufruisce di questo servizio, specie i bambini ospiti delle Case famiglia. Quindi sono a rischio chiusura ancora tante Associazioni di volontariato, e in un contesto sociale a rischio come quello di Napoli, sarebbe davvero disastroso.
C’è da dire, come sottolinea uno dei portavoce del «Welfare non è un lusso», che: « Il comune di Napoli, ha incassato una prima tranche di 300 milioni per pagare i debiti alle imprese e un’altra di 59 milioni per affrontare una parte dei suoi debiti». Ed è in procinto di incassare altri soldi. Vero è che i debiti del Comune sono molti, ma gli operatori sociali non accettano di essere considerati: «Figli di in Dio minore». E non c’è legge che legittimi questa loro posizione di fanalino di coda, rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori.
In risposta a questo presidio, che sta diventando sempre più logorante e drammatico, uno degli operatori da due giorni ha iniziato lo sciopero della fame, il Comune ha convocato una seduta della crisi. Il vice sindaco è sceso in piazza a proporre il pagamento di due bimestralità. L’offerta non poteva che essere rifiutata dai manifestanti, i quali non chiedono la copertura totale del debito ma almeno una cifra sufficiente per rimettere in piedi le loro attività, al momento bloccate.
Sabato 15 giugno 2013
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